“Ma adesso, a Ischia, aveva incontrato Lila e avevo capito che lei era stata fin dall’infanzia—e sarebbe stata sempre in futuro—il suo vero unico amore. Eh sì, era andata di sicuro a questo modo. E come rimproverarlo? Dov’era la colpa? C’era, nella loro storia, qualcosa d’intenso, di sublime, affinità elettive. Evocai versi e romanzi come tranquillanti. Forse, pensai, aver studiato mi serve solo a questo: a calmarmi. Lei gli aveva acceso la fiamma in petto, lui per anni l’aveva custodita senza accorgersene: ora che quella fiamma era divampata. Cos’altro poteva fare se non amarla. Anche se lei non l’amava. Anche se era sposata e quindi inaccessibile, vietata: un matrimonio dura per sempre, oltre la morte. A meno che non lo si infranga condannandosi alla bufera infernale fino giorno del Giudizio.” –Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome (p. 237)
Natsume Sōseki, The Wayfarer (Kojin) (1912)
“[I]t gradually becomes clear that marriages good and bad, arranged and romantic are constants in this narrative. Suffering from a kind of existential crisis, Ichiro’s marriage to Nao is in trouble. Ichiro even suspects that his feckless younger brother Jiro has been carrying on with Nao, and voices despairing references to Paolo and Francesca from Dante’s Inferno. The third part of the book covers the period after they all return to Tokyo from their travels. As Ichiro and Nao’s marriage continues to deteriorate, Nao is tight-lipped, refusing to argue or complain, while Ichiro seems close to a nervous breakdown.” –B. Morrison, “The Wayfarer (Kojin), by Natsume Sōseki” (March 22, 2010)
See also our post on Sōseki’s 1908 novel The Miner.