“Ma adesso, a Ischia, aveva incontrato Lila e avevo capito che lei era stata fin dall’infanzia—e sarebbe stata sempre in futuro—il suo vero unico amore. Eh sì, era andata di sicuro a questo modo. E come rimproverarlo? Dov’era la colpa? C’era, nella loro storia, qualcosa d’intenso, di sublime, affinità elettive. Evocai versi e romanzi come tranquillanti. Forse, pensai, aver studiato mi serve solo a questo: a calmarmi. Lei gli aveva acceso la fiamma in petto, lui per anni l’aveva custodita senza accorgersene: ora che quella fiamma era divampata. Cos’altro poteva fare se non amarla. Anche se lei non l’amava. Anche se era sposata e quindi inaccessibile, vietata: un matrimonio dura per sempre, oltre la morte. A meno che non lo si infranga condannandosi alla bufera infernale fino giorno del Giudizio.” –Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome (p. 237)